12 Aprile 2024

ISPM15: normativa per il trattamento del legno

 

Storicamente, gli scambi commerciali a livello internazionale hanno posto il focus su una questione da non sottovalutare: la subdola diffusione di organismi nocivi, virus e batteri attraverso le merci, contaminate da questi elementi non visibili ad occhio nudo. La problematica si è fatta ancora più delicata con la globalizzazione, che ha intensificato ulteriormente i contatti tra Paesi, e non ha risparmiato nessun settore, neppure quello del legno: i pallet e gli imballaggi possono essere infatti veicolo di organismi potenzialmente pericolosi per l’integrità di foreste e raccolti esteri, se non addirittura per la salute degli esseri umani.

Per stroncare sul nascere il rischio, senza dover interrompere il redditizio flusso commerciale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, attraverso la Convenzione Internazionale per la Protezione dei Vegetali (IPPC) ha agito fermamente ad inizio millennio, promulgando la normativa ISPM15 (International Standards for Phytosanitary Measures no. 15), che risolve la questione indicando il trattamento sanificante a cui sottoporre il legno prima della spedizione: un processo che ha nell’essiccazione il suo cardine fondamentale.

Cos’è lo standard ISPM15 FAO e i Paesi Coinvolti 

Lo standard ISPM15 è una regolamentazione delle misure fitosanitarie da applicare agli imballaggi in legno grezzo, che ha lo scopo di ridurre la disseminazione di organismi nocivi da un continente all’altro. Per approdare a quest’obiettivo, prevede che i materiali ed i contenitori lignei siano prima sottoposti a trattamenti specifici, in particolare termici, e poi contrassegnati da un marchio indelebile che li renda subito riconoscibili (ogni Paese ha la sua versione del marchio IPPC/FAO e la versione italiana di questo standard è la certificazione FITOK): solo a queste condizioni un pallet o un imballaggio in legno può essere inserito nel traffico internazionale di merci.

La norma, approvata nel 2002 e fondata sul principio di adesione volontaria, è stata sottoscritta originariamente da 118 Paesi, tra cui gli Stati Uniti e i suoi principali partner commerciali, Italia compresa (con sottoscrizione s’intende che gli Stati concordano con la standard, ma senza il vincolo di renderlo obbligatorio nelle proprie regolamentazioni nazionali). Nel corso della sua storia ha subito tre revisioni (2006, 2009 e 2013) e ad oggi sono più di 70 i Paesi che richiedono necessariamente il marchio:

  • Europa: Federazione Russa, Norvegia, Portogallo, Serbia, Turchia, Ucraina.
  • Nord e centro America: Canada, Channel Islands, Costa Rica, Cuba, Distretto di Columbia, Giamaica, Guam, Guatemala, Honduras, Isole Marianne Sett., Isole Vergini, Messico, Nicaragua, Panama, Portorico, Repubblica Domenicana, Samoe Americane, Stati Uniti, Trinidad e Tobago.
  • Sud America: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perù, Uruguay, Venezuela.
  • Asia: Arabia Saudita, Cina, Filippine, Giappone, Giordania, India, Indonesia, Israele,
    Korea, Libano, Malesia, Oman, Repubblica di Georgia, Seychelles, Siria, Singapore, Sri Lanka, Taiwan, Thailandia, Vietnam.
  • Africa: Algeria, Costa D’Avorio, Egitto, Kenya, Lesotho, Malawi, Nigeria, Senegal, Sud Africa, Tunisia.
  • Oceania: Australia, Nuova Zelanda, Polinesia Francese, Samoa.

Tra i membri all’Unione Europea non è obbligatorio l’utilizzo di imballaggi trattati secondo lo standard ISPM15, ad eccezione di quelli provenienti dal Portogallo.

L’idoneità di pallet ed imballaggi secondo la normativa

Entriamo ora nei meandri più tecnici della normativa, andando a vedere in cosa consiste nel dettaglio il trattamento pre-spedizione e come pallet ed imballaggi vengono effettivamente regolamentati. Per eliminare eventuali organismi nocivi dal legno, l’ISPM15 indica di procedere con un’azione di carattere termico. Questo presupposto ha però subito delle variazioni nel corso degli anni: un tempo, infatti, si adottava la fumigazione, ovvero un trattamento che andava ad incidere sui pallet attraverso il bromuro di metile, reso poi illegale nell’UE dal 2010 per la tossicità del gas in questione. Nel periodo più recente, dunque, è stata sostituita dal trattamento HT (alta temperatura), che consiste nel sottoporre, in appositi forni, per 30 minuti, il cuore del legno di pallet ed imballaggi a una temperatura di 56°: in questo modo raggiungono una purificazione tale da poter essere spediti oltre continente, senza inficiare gli ambienti a cui sono destinati.

Dopo il trattamento HT, che dura effettivamente mezz’ora, ma è inserito in un ciclo che può variare la sua durata dalle 6 alle 10 ore a seconda della stagione (del resto, la temperatura, per non spaccare il legno, deve essere condotta a regime in maniera graduale e in estate impiega chiaramente meno tempo), può essere applicata la stampa indelebile di idoneità. Questa è così strutturata: accanto al logo con la spiga di grano dell’IPPC, campeggiano codice del Paese, codice della regione e codice del fabbricante, che si stagliano sulla sigla HT, la quale testimonia l’avvenuto trattamento ad alta temperatura. Solo se coesistono questi due elementi (trattamento HT e certificazione), pallet ed imballaggi possono essere esportati oltre i confini dell’Unione Europea.

Incomac, tra le varie soluzioni proposte, presenta un prodotto specifico conforme a questi standard: si tratta dell’essiccatoio per il trattamento termico dei pallet PAL, il quale, attraverso un particolare software, permette di calibrare l’intero processo in modo da trattare, registrare e certificare il legno in conformità con la normativa ISPM15.

Perché l’essiccazione del legno è fondamentale per adeguarsi al protocollo 

In parole povere, l’essiccazione è il procedimento attraverso il quale si rimuove l’umidità dal legno. In questo modo lo purifica, lo sterilizza, rendendolo adatto agli utilizzi a cui lo destiniamo quotidianamente. Tra questi anche il commercio internazionale: infatti il trattamento HT che cos’è, se non un’essiccazione parziale che elimina gli organismi nocivi da pallet ed imballaggi di legno? Non può essere definita completa, perché il procedimento HT non elimina l’umidità al 100% (l’essiccazione dura molto di più dal punto di vista temporale: basti pensare che per ottenere un’umidità del legno pari al 18% è necessario lasciare il materiale in cella d’essiccazione per 36/72 ore), ma in ogni caso, avviene secondo i principi dell’essiccazione, che quindi risulta come un processo fondamentale per rientrare nei parametri stabiliti dal protocollo ISPM15. E non importa se non elimina completamente i residui di umidità: lo standard non dà indicazioni sul valore finale di acqua che il legno deve contenere.


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